
Protesi all'anca: quanto tempo per tornare a camminare?
LEGGI ARTICOLOSempre più persone scelgono di affrontare un intervento di protesi d’anca per risolvere dolori articolari e limitazioni nei movimenti che compromettono la vita quotidiana.
Nonostante i numerosi benefici, molti pazienti nutrono ancora dubbi e preoccupazioni, in particolare riguardo ai tempi di recupero post-operatorio. Tuttavia, grazie ai moderni protocolli chirurgici e riabilitativi, è oggi possibile aiutare il paziente a rimettersi in piedi già poche ore dopo l’intervento, avviando fin da subito un percorso di riabilitazione personalizzata per favorire un recupero più rapido, sicuro ed efficace.
Ce ne parlano la dott.ssa Cinzia Iapichino, medico fisiatra e Claudio Beneventi, coordinatore dei fisioterapisti presso Villa Pineta, struttura del Gruppo KOS.
Quando iniziare la riabilitazione dopo una protesi all’anca
La riabilitazione dopo un intervento di artroprotesi dell'anca è un percorso fondamentale che inizia quasi immediatamente (generalmente entro le prime 24 ore dall'intervento chirurgico). L'obiettivo è accelerare il recupero del paziente, ridurre il dolore, ripristinare la massima funzione possibile dell'articolazione, recuperare il più rapidamente possibile le autonomie funzionali.
Le prime fasi post-operatorie
Il percorso "fast track" (o mobilizzazione precoce), inizia già nel periodo post-operatorio da numerose evidenze scientifiche che dimostrano come il percorso rapido riduca il rischio di complicanze (trombosi venosa profonda, infezioni polmonari) e la durata della degenza ospedaliera.
Nella prima giornata, il fisioterapista guida il paziente nell'esecuzione di semplici esercizi a letto; successivamente, procede con il recupero della posizione seduta e, compatibilmente con le condizioni generali del paziente e il tipo di anestesia, tenta di metterlo in piedi con l'ausilio di deambulatori o stampelle.
Differenze tra protesi tradizionale e mini invasiva
La protesi tradizionale prevede un'incisione più ampia e la sezione di alcuni muscoli (in particolare i rotatori esterni dell'anca). Il recupero iniziale può essere leggermente più lento e richiede maggiori precauzioni per prevenire la lussazione della protesi (ad es. evitare flessioni eccessive e rotazioni interne).
La protesi mini-invasiva prevede un'incisione più piccola e, soprattutto, non seziona alcun muscolo, ma li sposta soltanto (approccio inter-muscolare). Generalmente, ciò si traduce in un minor dolore post-operatorio, una ripresa più rapida della deambulazione e un minor rischio di lussazione.
Quanto dura la riabilitazione dopo l’intervento
La durata del percorso riabilitativo è variabile e dipende da fattori individuali come l'età, le condizioni fisiche pre-operatorie, la presenza di altre patologie e la motivazione del paziente.
Tempistiche generali
Generalmente, il percorso riabilitativo si articola in diverse fasi:
- Fase 1: il paziente incomincia la riabilitazione in ospedale (percorso fast-track)
- Fase 2: il paziente prosegue il trattamento riabilitativo in un centro specializzato
- Fase 3: in regime ambulatoriale o a domicilio, con esercizi più intensi: il paziente, ormai autonomo, continua un programma di esercizi personalizzato per mantenere la forza e la flessibilità.
Il recupero completo e il raggiungimento del massimo miglioramento funzionale possono richiedere da 6 a 12 mesi.
Cosa aspettarsi dopo 1 mese
Ad un mese dall'intervento, la maggior parte dei pazienti è in grado di:
- camminare con l'ausilio di una sola stampella o, in alcuni casi, senza alcun supporto (per brevi tratti)
- svolgere in autonomia semplici attività quotidiane (come vestirsi, lavarsi, preparare pasti semplici)
- salire e scendere le scale (con l'aiuto di un corrimano).
Le tappe del miglioramento funzionale
Il recupero funzionale segue tappe progressive:
- controllo del dolore e del gonfiore, recupero del movimento articolare di base, deambulazione con ausili (deambulatore/stampelle)
- abbandono progressivo delle stampelle, miglioramento della resistenza al cammino, inizio di esercizi di rinforzo più avanzati e di propriocezione
- ritorno alla maggior parte delle attività quotidiane senza limitazioni, inclusa la guida dell'auto e attività sportive a basso impatto (nuoto, cyclette, golf)
- consolidamento della forza muscolare, miglioramento della performance in attività più complesse e ritorno graduale ad attività sportive più impegnative, se consentito.
Quando si può tornare a camminare
Il ritorno alla deambulazione è uno degli obiettivi primari e viene incoraggiato fin da subito.
I primi passi con il supporto del fisioterapista
Come accennato, i primi passi avvengono nella stessa giornata dell'intervento o in quella successiva. Il fisioterapista assiste il paziente nell'alzarsi dal letto, nel mantenere l'equilibrio e nell'utilizzare correttamente il deambulatore o le stampelle, insegnando lo schema del passo corretto e il carico progressivo sull'arto operato, secondo le indicazioni del chirurgo.
Esercizi e progressi settimanali
Il programma di esercizi evolve settimanalmente. Inizialmente si focalizza su:
- esercizi passivi e attivi per recuperare la flessione, l'estensione e l'abduzione dell'anca
- rinforzo muscolare per quadricipite, glutei e muscoli abduttori
- propriocezione (esercizi per recuperare il senso della posizione dell'arto nello spazio).
Con il passare delle settimane, si possono introdurre esercizi più complessi come mini-squat, step-up, esercizi di equilibrio su superfici instabili e l'uso di cyclette.
Quando è possibile camminare in autonomia
La capacità di camminare in autonomia (senza stampelle) dipende dai progressi individuali e dalle caratteristiche del paziente. In media, questo traguardo viene raggiunto tra le 4 e le 8 settimane dopo l'intervento.
Cosa evitare dopo l’intervento all’anca
Per garantire la stabilità della protesi e favorire una corretta guarigione, è fondamentale seguire alcune precauzioni, specialmente nei primi 2-3 mesi.
Movimenti e attività da limitare
I movimenti da evitare dipendono dall'accesso chirurgico, ma le precauzioni classiche (soprattutto per la via postero-laterale) includono:
- non flettere l'anca oltre i 90° (evitare sedie troppo basse, divani sprofondanti e di chinarsi per raccogliere oggetti da terra)
- non accavallare le gambe
- non ruotare eccessivamente il piede dell'arto operato verso l'interno;
- non sollevare carichi pesanti
- non praticare sport ad alto impatto (corsa, salti, sci su piste difficili) anche a lungo termine, a meno di diversa indicazione del chirurgo.
Errori comuni da non commettere nel recupero
Gli errori più comuni che si possono commettere durante la riabilitazione dopo una protesi d’anca, comprendono:
- avere fretta: cercare di accelerare i tempi e abbandonare gli ausili troppo presto può portare a una deambulazione scorretta (zoppia) difficile da correggere in seguito
- interrompere la fisioterapia: smettere di fare gli esercizi non appena si sta meglio è un errore. Il rinforzo muscolare richiede mesi per consolidarsi
- ignorare il dolore: se un esercizio o un'attività provoca dolore acuto, è necessario fermarsi e consultare il fisioterapista o il medico
- sottovalutare l'importanza del riposo: il riposo è parte integrante del processo di guarigione.
Il percorso riabilitativo a Villa Pineta
Il reparto di Riabilitazione Ortopedica a Villa Pineta si occupa di pazienti provenienti dall’Unità Operativa di Ortopedia, previo invio di una scheda di presentazione pre-ingresso. Il ricovero avviene solitamente intorno all’ottava giornata post-intervento, una volta raggiunta la stabilità clinica del paziente.
La presa in carico del paziente prevede la definizione di un Progetto Riabilitativo Individuale multidisciplinare che coinvolge un team riabilitativo i cui operatori, con ruoli e competenze diverse, intervengono con programmi orientati a raggiungere gli obiettivi condivisi: recupero funzionale, recupero delle autonomie e riduzione della disabilità.
Il Progetto Riabilitativo Individuale (PRI) rappresenta uno strumento operativo centrale nel nostro lavoro: la condivisione dei reali bisogni del paziente sotto tutti gli aspetti (medico, infermieristico, assistenziale, fisioterapico) consente di rendere l’intervento riabilitativo più mirato, continuativo ed efficace.
Approccio personalizzato alla riabilitazione ortopedica
Accanto ai programmi riabilitativi standard, che rientrano nei protocolli conosciuti e validati in campo riabilitativo, la personalizzazione dell’approccio riabilitativo è strettamente correlata alle caratteristiche cliniche del paziente, con la possibilità di integrare la presa in carico di base con il supporto di altre aree di intervento (Psicologica, Nutrizionale, Pneumologica ed altre ancora) a completamento del raggiungimento del benessere generale della persona.
Tecnologie e ambienti dedicati al recupero motorio
Villa Pineta è dotata di 9 palestre riabilitative, 4 delle quali dedicate al recupero motorio. La struttura è attrezzata con le più moderne apparecchiature, tra cui: Tecarterapia, laserterapia, ultrasuoni, onde d’urto, criocompressione, pressoterapia, elettroterapia antalgica, magnetoterapia ed elettroterapia stimolante. Inoltre, dispone di attrezzatura tecnico-professionale per il rinforzo muscolare.
L’importanza del lavoro integrato tra medico, fisioterapista e paziente
Con la definizione del PRI, il lavoro non è più limitato al rapporto interpersonale, ma si sviluppa in modo strutturato tra più figure professionali. Fin dall’ingresso, il paziente è coinvolto attivamente, così come i familiari, nella condivisione degli obiettivi e risultati attesi, nella definizione dei tempi di degenza e nella pianificazione dei programmi post-dimissione, tenendo conto anche dei fattori ambientali, in modo da contenere la disabilità e favorire il reinserimento del paziente nel contesto sociale di provenienza.
Fondamentale è la sua collaborazione oltre che la sua partecipazione attiva.
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