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Ipertensione arteriosa fra le cause dell'ictus

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La pressione alta non va sottovalutata, importante tenerla sotto controllo

L’ipertensione arteriosa è una delle patologie maggiormente diffuse nei paesi occidentali. In Italia, circail 33% degli uomini soffre di pressione alta, ma quasi la metà delle persone ignorano di avere questo problema (dati SIIA). La pressione arteriosa è la forza esercitata dal sangue contro la parete delle arterie: ad ogni battito del cuore, il sangue esce dal ventricolo sinistro attraverso la valvola aortica, passa nell’aorta, e si diffonde a tutte le arterie.

Quando il cuore si contrae e il sangue passa nelle arterie, si registra la pressione arteriosa più alta, detta ‘sistolica’ o ‘massima’; tra un battito e l’altro il cuore si riempie di sangue e all’interno delle arterie si registra la pressione arteriosa più bassa, detta ‘diastolica’ o ‘minima’. La misurazione della pressione si registra solitamente al braccio e viene indicata da due numeri che indicano la pressione arteriosa sistolica (massima) e la diastolica (minima), misurate in millimetri di mercurio (es.

120/80 mmHg). Quando i valori di sistolica e/o di diastolica superano i 140 (per la massima) o i 90 (per la minima), si parla di ipertensione. Secondo la classificazione del JNC 7 (Joint National Committee on Prevention, Detection, Evaluation and Treatment of High Blood Pressure) si considera ‘normale’ una pressione sistolica inferiore a 120 mmHg e una pressione diastolica inferiore a 80 mmHg. Quando si è ipertesi?

Al di sopra dei 140 di massima o dei 90 di minima. L’ictus è una delle patologie che possoni manifestarsi a causa dell’ipertensione. L’ictus è una lesione cerebro-vascolare causata dall'interruzione del flusso di sangue al cervello dovuta a ostruzione o a rottura di un’arteria. Quando un'arteria nel cervello scoppia o si ostruisce, fermando o interrompendo il flusso di sangue, i neuroni, privati dell'ossigeno e dei nutrimenti necessari anche solo per pochi minuti, cominciano a morire.

Come un attacco di cuore, l'ictus può colpire improvvisamente, spesso senza preavviso e senza dolore, talvolta è possibile che alcuni sintomi precedano l’ictus, ad esempio una cefalea intensa e improvvisa. L'ictus cerebrale in Italia rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie ed è la prima causa assoluta di disabilità. Il post ictus comporta un percorso riabilitativo importante, che deve iniziare già nella fase acuta, nella Stroke-Unit dell’ospedale, e proseguire in un reparto specializzato di neuro-riabilitazione.

Superata, infatti, la fase acuta, il paziente nel post ictus deve affrontare una serie di problemi, con l’aiuto dei familiari, del medico di medicina generale e dello specialista neurologo. Il primo di questi problemi è la prevenzione secondaria per evitare un altro ictus. Da un lato, il controllo dei fattori di rischio, fra questi anche la cura dell’ipertensione arteriosa. A seconda del tipo di ictus, emorragico o ischemico, i provvedimenti specifici saranno diversi, anche in base alle condizioni post ictus dei singoli casi.

La valutazione riabilitativa del soggetto affetto da ictus ischemico o emorragico rappresenta un momento importante della presa in carico del paziente; è fondamentale per la pianificazione del trattamento riabilitativo sia durante lo svolgimento dello stesso, sia alla fine del programma, una volta che il paziente deve affrontare, là dove sia possibile il reinserimento nella vita familiare e sociale.

Al medico, responsabile dell’equipe, è affidato il compito di effettuare questa valutazione che si pone obiettivi che riguardano gli aspetti clinici, diagnostici e prognostici, così come l’identificazione dei trattamenti necessari al percorso riabilitativo. Nei soggetti colpiti da ictus grave, è solitamente necessaria una prima fase di stabilizzazione clinica, volta al mantenimento dell’equilibrio metabolico ed emodinamico, nonché al trattamento delle infezioni ed alla prevenzione dei decubiti; è fondamentale, inoltre, lo svezzamento dai presidi invasivi, la fisioterapia respiratoria mirata a ridurre le secrezioni bronchiali e salivari nei pazienti a lungo allettati e portatori di cannula tracheostomica, associata all’adattamento alla stazione seduta in carrozzina, anche quando ancora non si è verificato un recupero di coscienza.

Tra le nuove tecnologie applicate alla riabilitazione va menzionata la terapia robotica che sfrutta la possibilità di un approccio riabilitativo basato sull’interazione tra uomo e macchina, con la possibilità di ricavare dati precisi utili sia alla valutazione dei compiti eseguiti sia alla comprensione dei processi di recupero. Da un punto di vista tecnologico, importante anche il ruolo acquisito negli ultimi anni dalla realtà virtuale, cioè una simulazione mediata dal computer, che consente di vedere, sentire, manipolare ed interagire con un ambiente artificiale generato da computer.

Tra le applicazioni terapeutiche di realtà virtuale, si possono distinguere quelle finalizzate al recupero di competenze motorie compromesse in seguito ad ictus o traumi cranici, programmi volti al potenziamento delle abilità cognitive e percorsi finalizzati al recupero di autonomia nelle attività complesse della vita quotidiana. Guarda il nostro VIDEO APPROFONDIMENTO  Scarica l'infografica

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