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Il linfedema post oncologico

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Come si interviene per curare il braccio gonfio causato da un intervento al seno

Il termine linfedema si riferisce al tipo di edema derivante da un accumulo anomalo di liquidi negli spazi interstiziali, quindi extravascolare ed intercellulare. Nel linfedema post-oncologico il danno delle vie linfatiche è determinato dall’intervento chirurgico di linfadenectomia o dai trattamenti radianti eseguiti come terapia di base della malattia neoplastica. Il linfedema secondario a trattamenti radio-chirurgici oncologici più frequente è il linfedema dell'arto superiore, secondario a trattamenti per tumori della mammella (cosiddetto "BRACCIO GROSSO" POST-MASTECTOMIA).

Il linfedema dell'arto superiore può insorgere da subito dopo l'intervento fino a molti anni dopo (nel 60% dei casi insorge entro 2 anni). La frequenza di insorgenza è tra il 10-30% in caso di linfadenectomia ascellare, che diviene fino al 50% in caso di radioterapia complementare dell'ascella. Le tecniche chirurgiche più conservative e la tecnica del linfonodo sentinella riducono molto (al 4-5% circa) ma non eliminano la comparsa di linfedema dell'arto superiore.

I fattori di rischio che sono stati individuati nella comparsa del linfedema dell’arto superiore sono: -    Problemi post-operatori: infezione della ferita, sieroma -    Numero di linfonodi ascellari asportati (> 15) -    Radioterapia complementare: torace e ascella In caso di Linfedema l'approccio terapeutico prevede il drenaggio linfatico manuale,  metodi di massaggio che promuovono la funzione fisiologica di drenaggio linfatico, sia in un contesto normale che patologico.

Tutti questi metodi hanno in comune lo svuotamento dei linfonodi seguito dal drenaggio linfatico retrogrado della rete linfatica che riceverà la linfa dai territori da drenare. Queste tecniche di massaggio specifiche non devono essere offerte da sole, ma integrate nel trattamento fisico conservativo del linfedema, che prevede anche il bendaggio multistrato, la cura della pelle e, talvolta, come aiuto al trattamento la pressoterapia.

La terapia in acqua rappresenta, inoltre, un valido intervento per il mantenimento della riduzione del linfedema ottenuto con la fisioterapia svolta “a secco”. I motivi di tale risultato sono riscontrabili nelle proprietà e nelle leggi fisiche proprie dell’ambiente acquatico. La pressione idrostatica (vedi: principio di Pascal), ad esempio, favorisce il ritorno venoso, riducendo il calibro dei vasi venosi superficiali.

La pressione idrostatica è una forza esercitata da un liquido in stato di quiete, per effetto del suo peso, sull’unità di superficie delle pareti del recipiente che lo contiene o dei corpi in esso immersi. Nell’azione di compressione curativa dell’edema si inserisce proprio la pressione idrostatica che facilita il passaggio della linfa nel vaso linfatico e quindi il riassorbimento della stessa.

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