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Fibrosi polmonare, una malattia long Covid

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Il dott. Beghi: “L’intervento riabilitativo è necessario per migliorare la capacità respiratoria e ridurre gli effetti del danno causato dal virus. Nel caso degli anziani è anche fondamentale intervenire per evitare l’allettamento”.

Stanchezza, difficoltà respiratoria, oppressione toracica. Questi i sintomi a lungo termine e più ricorrenti nei pazienti che hanno contratto l’infezione da Coronavirus in forma grave. Sintomi che, come spiega il dott. Gianfranco Beghi, Direttore U.OXXX Pneumologia Riabilitazione Respiratoria Ospedale Villa Pineta Santo Stefano Riabilitazione Gruppo KOS, possono permanere anche per sei-otto mesi. Una patologia, causata dalla pandemia in corso, che necessita oggi, e sempre di più, di terapie riabilitative adeguate e di protocolli di cura mirati.

Dottor Beghi, la conseguenza più ricorrente nelle persone colpite dal Coronavirus è la polmonite interstiziale, quali conseguenze si riscontrano a livello polmonare? “La malattia respiratoria causata dal COVID-19 è legata al danno polmonare che il paziente subisce. Un paziente che non è asintomatico, quindi che rileva sintomi e risulta con tampone positivo, deve essere valutato con attenzione e sottoposto a Tac toracica per evidenziare la presenza di una polmonite interstiziale, per poi procedere ad una terapia adeguata per agire sulla componente infiammatoria a livello polmonare.

L’intervento precoce aiuta sicuramente a prevenire un danno severo. Il COVID lascia cicatrici sui polmoni nei casi in cui la terapia non è stata adeguata, tempestiva o non ha avuto risposta nel paziente e si registrano i casi più gravi con l’insorgenza di fibrosi polmonare. ” La fibrosi polmonare si può classificare come patologia long Covid? “Sì. Colpisce tutte le fasce di età. Il problema più drammatico è legato alla prima ondata dell’epidemia.

Le dimissioni rapide dagli ospedali, la mancata diagnosi o i non ricoveri in quel periodo per mancanza di posti letto, purtroppo hanno generato casi di malattia non curata adeguatamente a domicilio. Ripulire un polmone che ha subito un attacco virale è un percorso che richiede mesi, il Covid è una malattia che si prolunga nel tempo. ” In base alla sua esperienza, qual è la differenza tra pazienti anziani e giovani?

“Sicuramente i giovani sono più reattivi. Negli anziani con problemi respiratori e stanchezza fisica il problema principale è l’allettamento con conseguenze motorie importanti che richiedono percorsi riabilitativi più lunghi. ” In cosa consiste la terapia riabilitativa post Covid? “Soprattutto negli anziani, la terapia riabilitativa respiratoria si associa a quella motoria finalizzata, in primis, a disallettare il paziente e riportarlo in piedi, per raggiungere poi l’autonomia di movimento.

Vengono attivati percorsi di fisioterapia degli arti inferiori e superiori, utilizzati cicloergometri per braccia e gambe, anche a letto, e ausili per la ripresa del cammino. Poi c’è il recupero della funzione respiratoria. La riabilitazione mira a migliorare i movimenti della gabbia toracica, a ridurre il catarro attraverso la clearance delle secrezioni, allontanando il rischio di infezioni. É importante, infine, una corretta ginnastica respiratoria per migliorare l’espansività del polmone.

Il programma riabilitativo è comunque sempre personalizzato in base all’età e ai danni che il virus ha lasciato a livello polmonare. ” Quanto tempo dura in media la riabilitazione? “Il percorso suggerito è dalle 4 alle 6 settimane. La riabilitazione va poi mantenuta a domicilio per allenare i polmoni ed i muscoli. In questa fase è importante, soprattutto nel caso di persone anziane, il coinvolgimento del caregiver che viene istruito su come usare i vari device e sulle tempistiche degli esercizi da eseguire al mattino e al pomeriggio per ottenere l’efficacia terapeutica del programma riabilitativo”.

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