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Disturbo Depressivo Maggiore

Psichiatria
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Il disturbo depressivo maggiore è una patologia complessa che va oltre la semplice tristezza.

Si tratta di un disturbo dell’umore caratterizzato da sintomi persistenti che influenzano profondamente la vita quotidiana, le relazioni e la capacità di svolgere le normali attività.

Comprendere questa condizione è il primo passo per riconoscerla e affrontarla in modo efficace.

Cos’è il disturbo depressivo maggiore

Il disturbo depressivo maggiore rientra tra i disturbi dell’umore ed è una delle condizioni psichiatriche più diffuse e invalidanti. Si manifesta attraverso uno o più episodi depressivi della durata di almeno due settimane, durante i quali la persona può sperimentare:

  • un profondo senso di tristezza o vuoto emotivo
  • perdita di interesse o piacere per attività prima significative
  • riduzione della capacità di funzionare nella vita personale, sociale o lavorativa.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la depressione è oggi tra le principali cause di disabilità a livello globale, con un impatto crescente sulla salute mentale e sul benessere delle persone.

Un episodio depressivo maggiore rappresenta un periodo circoscritto in cui compaiono i sintomi tipici della depressione.
Il disturbo depressivo maggiore, invece, è la diagnosi complessiva, che può includere uno o più episodi nel corso della vita. Alcune persone possono sperimentarne uno solo, mentre altre sviluppano una forma ricorrente, con episodi che si ripresentano nel tempo.

Sintomi del disturbo depressivo maggiore

I sintomi del disturbo depressivo maggiore possono variare in intensità e durata da persona a persona. Secondo i criteri diagnostici del DSM-5, per formulare la diagnosi devono essere presenti almeno cinque sintomi per un periodo di almeno due settimane, e almeno uno deve essere umore depresso o perdita di interesse/piacere.

Sintomi emotivi e cognitivi

  • Umore depresso: tristezza profonda e costante per la maggior parte della giornata, quasi ogni giorno. Non si tratta di una semplice malinconia, ma di una condizione persistente che non migliora neppure con eventi positivi.
  • Anedonia: perdita di piacere o interesse verso attività prima gratificanti, come hobby, lavoro o relazioni.
  • Sensi di colpa eccessivi o sentimenti di inadeguatezza: la persona tende a percepirsi inutile, indegna o responsabile di colpe immaginarie.
  • Pensieri negativi ricorrenti: la mente è spesso invasa da pensieri pessimistici sul proprio valore o sul futuro; nei casi più gravi possono comparire idee di morte o pensieri suicidari, che richiedono intervento immediato da parte di uno specialista.
  • Difficoltà cognitive: problemi di concentrazione, memoria e capacità decisionale, con fatica nello svolgere anche attività semplici.
  • Isolamento sociale: tendenza a ritirarsi dalle relazioni e dalle attività quotidiane, con conseguente senso di solitudine e disconnessione dagli altri.

Sintomi fisici e somatici

Il disturbo depressivo maggiore coinvolge anche il corpo, manifestandosi attraverso sintomi fisici come:

  • Alterazioni del sonno: insonnia o, al contrario, ipersonnia (bisogno eccessivo di dormire).
  • Cambiamenti dell’appetito e del peso: perdita o aumento significativo di peso non intenzionale.
  • Astenia: stanchezza cronica e mancanza di energie, anche dopo il riposo.
  • Rallentamento o agitazione psicomotoria: movimenti lenti e difficoltà a svolgere gesti quotidiani, oppure irrequietezza e incapacità di stare fermi.
  • Disturbi somatici: dolori diffusi, cefalee, disturbi gastrointestinali o altri sintomi fisici senza causa medica apparente.

Cause e fattori di rischio

Il disturbo depressivo maggiore è una condizione multifattoriale, causata da una combinazione di predisposizione genetica, fattori biologici, esperienze di vita e vulnerabilità psicologiche individuali.

Principali fattori di rischio

  • Familiarità genetica: avere un parente di primo grado con depressione aumenta il rischio di sviluppare il disturbo.
  • Eventi di vita avversi: lutti, separazioni, traumi, violenze o malattie croniche possono scatenare un episodio depressivo in soggetti predisposti.
  • Traumi infantili: abusi, trascuratezza o separazioni precoci dai genitori possono aumentare la vulnerabilità in età adulta.
  • Condizioni mediche: patologie come diabete, disturbi tiroidei, cardiopatie o dolore cronico possono contribuire alla comparsa di sintomi depressivi.
  • Farmaci e sostanze: alcuni farmaci (steroidi, interferone, isotretinoina) o l’abuso di alcol e droghe possono favorire l’insorgenza o il peggioramento dei sintomi.
  • Periodo peripartum/postpartum: la depressione può insorgere durante la gravidanza o dopo il parto.
  • Fattori psicologici: bassa autostima, tendenza all’autocritica e difficoltà nella gestione emotiva aumentano la vulnerabilità.

Diagnosi del disturbo depressivo maggiore

La diagnosi viene effettuata da uno psichiatra attraverso una valutazione clinica approfondita, che include colloqui, anamnesi e, quando necessario, strumenti psicodiagnostici standardizzati. Secondo i criteri del DSM-5, la diagnosi si basa sulla presenza di sintomi depressivi per almeno due settimane consecutive, che rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento e causano un disagio clinicamente significativo o una compromissione nelle principali aree di vita — personale, sociale o lavorativa.

Per confermare la diagnosi, devono inoltre essere soddisfatte le seguenti condizioni:

  • l’episodio non deve essere attribuibile agli effetti di sostanze, farmaci o condizioni mediche (ad esempio ipotiroidismo)
  • non devono essere presenti episodi maniacali o ipomaniacali, che indicherebbero un disturbo dello spettro bipolare
  • lo psichiatra può specificare la presenza di caratteristiche particolari (ad esempio con ansia, melanconiche, atipiche, peripartum o stagionali).

Trattamento del disturbo depressivo maggiore

Il trattamento più efficace per la depressione maggiore è un approccio integrato, che combina farmacoterapia e psicoterapia.

Terapie psicologiche

  • Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): aiuta a riconoscere e modificare i pensieri negativi disfunzionali
  • Attivazione comportamentale: favorisce la ripresa di attività gratificanti e sociali, contrastando l’isolamento
  • Terapia interpersonale (IPT): lavora sulle difficoltà relazionali e comunicative
  • Terapia psicodinamica: esplora le radici emotive e i pattern inconsci alla base della sofferenza
  • Mindfulness-based therapy: promuove la consapevolezza e la gestione non giudicante di pensieri ed emozioni.

Terapia farmacologica

I farmaci antidepressivi agiscono sui neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione dell’umore. Le principali categorie includono:

  • SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina)
  • SNRI (inibitori della ricaptazione di serotonina e noradrenalina)
  • Antidepressivi triciclici
  • IMAO (inibitori delle monoamino ossidasi).

La scelta del farmaco è personalizzata in base alla gravità dei sintomi, alla storia clinica e ad altre patologie presenti.
Il trattamento deve essere prescritto e monitorato da uno specialista.

In caso di depressione resistente, possono essere considerate opzioni innovative come:

  • Stimolazione magnetica transcranica (TMS)
  • Terapia elettroconvulsivante (ECT) per casi gravi
  • Esketamina intranasale, approvata in Europa per la depressione resistente.

Attività fisica regolare, gruppi di supporto e tecniche di rilassamento possono inoltre potenziare l’efficacia delle cure principali.

Disturbo depressivo maggiore cronico e invalidità

Il disturbo depressivo persistente è una forma di depressione cronica, in cui l’umore depresso è presente per la maggior parte dei giorni per almeno due anni (uno nei bambini e adolescenti).
Rispetto al disturbo depressivo maggiore, i sintomi sono più lievi ma più duraturi, e possono includere bassa autostima, scarsa energia, alterazioni del sonno e difficoltà di concentrazione.
In alcune persone può coesistere con episodi depressivi maggiori (“double depression”).

In Italia, un disturbo depressivo grave e cronico può dar luogo a riconoscimento di invalidità civile da parte delle commissioni INPS, valutata in base alla gravità clinica e all’impatto sul funzionamento quotidiano.

Vita quotidiana con il disturbo depressivo maggiore

Chi soffre di depressione maggiore può apparire apatico, privo di energie e disinteressato alla vita. Le attività che prima davano piacere vengono abbandonate, e la persona può isolarsi socialmente o trascurare sé stessa.

Il sostegno dei familiari e degli amici è fondamentale. Alcune strategie utili includono:

  • informarsi sul disturbo per comprendere meglio i comportamenti della persona cara
  • ascoltare con empatia, senza giudizio
  • incoraggiare il trattamento, accompagnando la persona nel percorso di cura
  • proporre attività semplici, come brevi passeggiate o momenti di condivisione.

Si può guarire dal disturbo depressivo maggiore?

Sì. Il disturbo depressivo maggiore è curabile.
Un trattamento adeguato e continuativo può portare a una remissione completa dei sintomi e al recupero di una buona qualità di vita.
Guarire non significa non provare più tristezza, ma imparare a riconoscere e gestire i segnali precoci, prevenendo le ricadute.

È importante ricordare che, in alcuni casi, si può manifestare una depressione maggiore resistente, una condizione in cui i trattamenti standard non portano a un miglioramento significativo. Anche in queste situazioni, esistono strategie terapeutiche avanzate che possono offrire nuove speranze.

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