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Disturbi visivi, valutazione e strategie di trattamento in età evolutiva

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La presa in carico ha lo scopo di valutare il residuo visivo e rendere il bambino consapevole del proprio potenziale visivo ottimizzandone l’uso funzionale

Per deficit  visivo centrale (DVC) si intende una compromissione della funzione visiva secondaria a danno delle vie nervose retrogenicolate in assenza di patologie oculari. Spesso associato ad altre disabilità motorie e intellettive, il DVC è la causa più frequente di deficit  visivo in età pediatrica nei paesi occidentali e la sua incidenza è in costante aumento. Il grave impatto che determina sulle aree di sviluppo motorio, cognitivo, relazionale rende ragione della crescente esigenza di linee di riferimento per la diagnosi e l’intervento precoce nei soggetti interessati, allo scopo di conoscere le potenzialità visive residue, ottimizzarne l’utilizzo, ridurre la disabilità favorendo l’apprendimento di strategie adattative.

IL CASOPresentiamo il caso di una bambina di 22 mesi positiva per mutazione del gene KCNQ2 con laringomalacia, comparsa di crisi epilettiche, ritardo evolutivo. Dal punto di vista visivo presenta exotropia alternante, spasmi in convergenza, deficit della fissazione, dei movimenti di inseguimento, assenza di saccadi. La correzione del quadro refrattivo con cicloplegia in atropina ha posto le basi per un intervento riabilitativo efficace.

Il setting riabilitativo ha previsto la stimolazione della fissazione con target luminoso, a contrasto bianco e nero, ad elevato contrasto cromatico con e senza rinforzo sonoro-tattile, stimolazione dei movimenti di inseguimento e saccadi attraverso l’arrampicamento maculo-maculare, attività di gioco volte a favorire il contatto visivo madre-figlia. La bambina è stata trattata per 6 mesi 2 volte alla settimana.

L’incremento delle competenze visive della bambina, dopo l’uso costante della correzione ottica ha consentito di passare da un setting di lavoro facilitante (oscurato con stimoli luminosi) ad un setting normo-illuminato con caratteristiche di percettibilità complessa. La fissazione è notevolmente migliorata, in quanto la bambina è in grado di fissare l’oggetto di interesse e di mantenere stabile l’aggancio visivo con una ricaduta positiva su tutto il percorso riabilitativo e sul rapporto madre-bambina.

Il sistema visivo nelle prime fasi di crescita rappresenta un canale preferenziale attraverso il quale la realtà viene analizzata e la vista assume il ruolo determinante di integratore delle varie esperienze percettive. Un danno grave e precoce del sistema visivo può quindi compromettere lo sviluppo dei primi processi emotivi e mentali che permettono al bambino di sviluppare aree diverse di apprendimento.

La presa in carico ha lo scopo di valutare il residuo visivo, di individuare le strategie di compenso e rendere il bambino consapevole del proprio potenziale visivo ottimizzandone l’uso funzionale. A cura di Margherita Chiari, Oculista del Centro Cardinal Ferrari  Articolo tratto dalla Rivista In Cammino numero aprile maggio 2019

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