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Coordinazione occhio-mano nei bambini

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Per i più piccoli una riabilitazione precoce e personalizzata consente di migliorare la risposta agli stimoli

Guardare e toccare. Questa competenza, definita “coordinazione occhio-mano” comincia a svilupparsi nel primo anno di vita e raggiunge la completa maturità entro i nove anni. Portarsi il cibo alla bocca, battere le mani, scrivere, giocare a palla, suonare uno strumento musicale e molto altro richiedono una buona collaborazione tra il sistema visivo e il movimento delle mani. <La capacità di afferrare un oggetto richiede un complesso sistema sensomotorio che coinvolge gli occhi, la testa, le mani e il tronco.

La sua alterazione è connessa ad una lesione cerebrale presente alla nascita o sopraggiunta nel corso della vita per un trauma o una malattia e interferisce pesantemente con le normali attività della vita quotidiana> spiega l’oculista neuroftalmologo Margherita Chiari. L’assenza dei movimenti rapidi degli occhi (aprassia dello sguardo) rende infatti difficile coordinare la visione con il movimento delle mani.

Con grande fatica e qualche stratagemma, la persona colpita da questo deficit riesce comunque nel suo intento di afferrare un oggetto, compensando la difficoltà di iniziare movimenti volontari orizzontali: se deve cambiare il punto di fissazione, esegue un movimento brusco della testa in direzione della mira visiva superandola. <In questo modo viene attivato un riflesso vestibolo-oculare che permette di portare lo sguardo sulla mira – spiega la specialista – Successivamente la testa è ricondotta progressivamente davanti alla mira, in modo da vederla di fronte a sé>.

Se l’aprassia dello sguardo è congenita, cioè presente fin dalla nascita, il bambino deve essere educato il più presto possibile (anche dal primo anno di vita) a compensare il proprio difetto con strategie di adattive o sostitutive, compatibili con la propria condizione di disabilità. I trattamenti riabilitativi sono fortemente personalizzati, progettati e realizzati da un team multiprofessionale di specialisti che lavora a stretto contatto con la famiglia del bambino.

<Gli obiettivi dell’intervento riabilitativo sono volti al miglioramento dell’attenzione, della capacità di esplorazione visiva e del controllo dei movimenti degli occhi, del tronco e degli arti superiori - spiega la specialista - Le tecniche riabilitative sono soprattutto ludiche, con mille differenti sfaccettature per stimolare la curiosità e l’entusiasmo dei piccoli pazienti>. I giochi ad incastro, quelli in cui occorre indovinare colori e posizioni, sono i preferiti dai più piccoli, mentre con i più grandicelli si utilizzano anche piattaforme ludico-didattiche digitali, che riducono le difficoltà di controllo del tronco e degli arti superiori, limitando il movimento del bambino.

<Il tutto deve essere condotto da un team di operatori dotati di esperienza, motivazione, entusiasmo e fantasia> conclude Chiari.

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