
Autismo, diagnosi precoce per affrontare il disturbo
LEGGI ARTICOLOImportante riconoscere i sintomi per agevolare la presa in carico precoce
È recente la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza), che fra le varie prestazioni include anche l’autismo. Si parla di “diagnosi precoce, cura e trattamento individualizzato, integrazione nella vita sociale e sostegno per le famiglie”, con un esplicito riferimento all’art. 60 della L.134/2015. L'autismo secondo l'Oms colpisce un bimbo ogni 160. Secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità, oggi si stima che in Italia una prevalenza attendibile del disturbo sia di circa quattro su mille bambini e che colpisca, per ragioni ignote, i maschi 3 o 4 volte più delle femmine.
Cos'è l'autismo Con il termine “Autismo” vengono comunemente definite alcune sindromi di natura neurobiologica raggruppate sotto la categoria dei “Disturbi dello spettro autistico” (ASD). Nei primi anni di vita del bambino i segnali indicatori di autismo si manifestano molto più spesso come assenza di quei comportamenti tipici delle tappe evolutive nel percorso di sviluppo (dall’assenza di sorriso sociale e lallazione alla mancanza di comunicazione, come non rispondere se chiamati, non salutare…).
I possibili sintomi di autismo nei bambini dai 2 anni in poi riguardano principalmente i deficit nelle abilità sociali, linguistiche e comunicative (verbale e non) e comportamenti stereotipati: la presenza dello sguardo laterale (la difficoltà a prendere lo sguardo di chi parla), il movimento di mani e piedi in modo a-finalistico (movimenti senza scopo apparente), la ripetitività dell’esecuzione di alcune attività.
Si tratta comunque di una diagnosi complessa, che deve essere praticata da personale esperto, anche nei casi più lievi, e che richiede risposte assistenziali mirate. Esistono, infatti, strumenti, scale di valutazione, precisi indicatori per rilevare e diagnosticare la sindrome di Autismo. La diagnosi prima dei 2 anni di vita Due fattori di grande importanza nelle terapie contro questo disturbo sono il coinvolgimento delle famiglie e un’equipe di neuropsichiatri, psicologi, logopedisti, fisioterapisti, assistenti sociali, educatori professionali esperti e capaci.
Più la diagnosi è precoce e meglio si riesce ad intervenire. Tanto che, già nel 2011, l’Istituto Superiore di Sanità aveva lanciato un progetto per il riconoscimento tempestivo di disturbi dell’età evolutiva. Sono state monitorate le donne incinta e poi si è proseguito fino ai due anni di età del bambino con l’obiettivo di individuare bambini con questo disturbo prima del secondo anno di età e inserirli da subito in un programma terapeutico personalizzato.
Uno dei grandi problemi secondo gli esperti è, infatti, che, nella maggior parte dei casi, la diagnosi arriva tardi, dopo i due anni di età, e ciò renderebbe meno efficaci le possibili terapie. Tanto che l’intervento terapeutico riabilitativo dovrebbe poter partire già dal diciottesimo mese di vita, in quanto interventi frequenti e tempestivi durante le prime fasi di sviluppo sono l’unico modo per incidere positivamente sull’evoluzione della malattia.
In questo contesto, entrano in gioco i pediatri per ridurre l'età della prima diagnosi con una sorveglianza attiva dello sviluppo attraverso strumenti di screening all'età di 18 e 24 mesi. In generale l’intervento riabilitativo proposto è individuale in base alla diagnosi, alle difficoltà cognitive, emozionali e comportamentali riscontrate. Si va da interventi educativi per aumentare l’efficacia dei comportamenti a percorsi per potenziare le capacità di linguaggio.
Secondo diversi studi (fonte ISS), è emerso che gli adattamenti dell’ambiente fisico e sociale possono migliorare il benessere delle persone con autismo (viene per esempio consigliato di ridurre la complessità degli ambienti e delle interazioni sociali, di utilizzare attività con uno schema a routine scandendo le attività attraverso degli orari prefissati, di utilizzare tecniche di aiuto e di minimizzare il sovraccarico sensoriale).
Infine, un aspetto molto importante, emerso dall’esperienza in campo terapeutico e dalla ricerca clinica, è il ruolo positivo dei familiari nell’intervento terapeutico con il coinvolgimento nel programma educativo dopo un ‘adeguata formazione. L’attività del centro specialistico CARS - Istituto di Riabilitazione S.Stefano L’Autismo rappresenta ad oggi una delle patologie dell’età evolutiva più complesse; richiede un monitoraggio continuo dell’evoluzione dei bambini, che necessitano di un trattamento condotto da personale esperto e qualificato.
Il disturbo, che ha purtroppo una natura di cronicità deve essere accolto in un contesto pronto a riceverne tutte le peculiarità, capace di contenere e orientare il sistema di vita del bambino dall’infanzia all’età adulta. Al momento, al Centro specialistico CARS - Istituto di Riabilitazione S.Stefano, sono in carico 63 soggetti con diagnosi di disturbo dello Spettro Autistico. I bambini sono compresi in un range di età che va dai 2 ai 16 anni.
Dal mese di Settembre 2016 l’organico del Centro è stato arricchito dall’ingresso di uno Psicologo specializzato in Analisi del Comportamento Applicata, ad oggi uno dei pochi modelli di riferimento per il trattamento dei soggetti con Disturbo Autistico. In questo modo il centro si allinea alle linee guida dell’ ISS, rispondendo in modo efficace alla fondata e frequente richiesta da parte dei familiari di bambini con Autismo di essere seguiti con un modello di presa in carico adeguata.
Il modello attuale prevede quindi una presa in carico multidisciplinare che coinvolge in modo attivo tutto il sistema di vita del bambino. Vengono in fatti periodicamente incontrati i genitori, gli insegnati (di classe e di sostegno) e gli educatori (domiciliari e scolastici) con i quali vengono condivisi e aggiornati gli obiettivi ogni circa 90 giorni. In questa sede viene anche rimodulato il trattamento logopedico e psicomotorio, che garantisce una frequenza di accesso settimanale al centro (2-4 sedute a settimana) ad ogni bambino.
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