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Ansia e stress, come si manifestano

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L’ansia è una paura provata per qualche cosa che non è ben definibile e non è importabile a una condizione particolare e riconoscibile.

Disturbi che influiscono sul nostro benessere psicofisico Nello specifico, l’ansia è una paura, ma non una paura per qualcosa di specifico, è una paura senza oggetto, provata per qualche cosa che non è ben definibile e non è importabile a una condizione particolare e riconoscibile. Dall’ansia, che può manifestarsi sotto diverse forme, possono nascere molti disturbi in grado di incidere in modo sensibile sul nostro benessere, sia su quello mentale, sia su quello più strettamente fisico.

«Un aspetto importante da capire – spiega il prof. Paolo Girardi, Professore Ordinario di Psichiatria e Direttore della Scuola di Specializzazione in Psichiatria presso la Facoltà di Medicina e Psicologia dell'Università La Sapienza Università di Roma – è che il termine “ansia” si riferisce sempre a una condizione patologica e come tale va diagnosticata e curata, senza tentennamenti e, soprattutto, senza vergogna.

Spesso si dice “sono ansioso”, ma questo è un uso improprio del concetto di ansia, perché l’utilizzo nel linguaggio comune dell’aggettivo “ansioso” tende a normalizzare una serie di situazioni che invece normali non lo sono. Se ho la polmonite, per intenderci, non dico “sono polmonitico”, stiamo parlando di una condizione patologica che è importante considerare in tutta la sua portata». Spesso l’ansia viene associata allo stress.

Quale legame c’è tra questi due concetti? «Lo stress è una concausa molto importante, spesso la più importante, dei disturbi d’ansia. È la conseguenza di un logorio quotidiano cui noi ci sottoponiamo quando dobbiamo prendere decisioni, fare cose, risolvere problematiche ma anche affrontare le piccole e continue azioni di tutti i giorni. In seguito a tutte queste situazioni nel nostro organismo si producono sostanze, i radicali liberi, che altro non sono che la traduzione chimica del concetto di stress.

Quando ci troviamo in situazioni difficili da risolvere e queste durano giorni, settimane o anche mesi, lo stress diventa cronico ed è la causa di molti disturbi che possono portare anche, a volte, alla depressione. Il miglior modo “naturale” per combattere lo stress è il sonno: i radicali liberi vengono eliminati, metabolizzati, proprio durante le ore di sonno». Torniamo all’ansia. Come si manifesta?

Come la possiamo riconoscere? «In linea di massima l’ansia dà origine a due tipi di disturbi. I primi sono di natura fisica e si tratta dei casi in cui l’ansia poi va spesso a confluire nella malattia di Parkinson. In questo ambito la causa va ricercata in varie degenerazioni del sistema neurovegetativo che provocano disturbi di tutti gli organi interni su base funzionale. Per fare un esempio, il meccanismo è questo: non c’è una patologia cardiaca primitiva, ma la condizione emotiva creata dall’ansia può dare luogo a tachicardia, agitazione, alterazioni del ritmo cardiaco che vengono avvertiti, appunto, come un malessere.

Oppure si possono venire a creare alterazioni della respirazione, anche quando non si compiono sforzi, o alterazioni gastroenteriche per cui si digerisce male, si generano nausee, dolori, fenomeni come il colon irritabile, che quasi sempre è proprio conseguenza di un disturbo d’ansia. Quando questi disturbi fisici si accumulano per numero e frequenza danno luogo a quella che è la manifestazione principale dell’ansia, cioè agli attacchi di panico, condizione che sta diventando sempre più frequente».

Poi ci sono i disturbi di natura psichica… «I disturbi che fanno capo all’ansia dal punto di vista psichico sono definiti sulla base del grado di preoccupazione provato dal paziente. La preoccupazione in questi casi si presenta in modo esagerato rispetto al problema che la origina, tanto da caratterizzare e condizionare il modo di pensare e di agire di una persona che, per questo, nel linguaggio comune viene definita “ansiosa”.

Si parla, in questo caso, di disturbo d’ansia generalizzata». L’ansia colpisce più o meno a seconda del sesso? «Statisticamente la donna è più soggetta a disturbi d’ansia generalizzata. Questo avviene non tanto per questioni genetiche od ormonali, quanto per il modo in cui la donna viene ancor oggi concepita ed educata. A lei viene richiesta in genere maggiore precisione, una più stretta aderenza ai compiti che non sono solo quelli tipici del lavoro, ma anche quelli di madre, moglie, persona che gestisce la casa.

La donna in realtà è molto più forte dell’uomo dal punto di vista della resistenza genetica all’ansia, ma il carico di lavoro, responsabilità, doveri che le viene addossato ogni giorno la rende più svantaggiata rispetto all’uomo, che comunque a sua volta sta “recuperando terreno” visto che fino ai 30-40 anni sta raggiungendo la donna come frequenza di disturbi di questo tipo. La colpa è dell’ideologia della performance, quel dover essere performanti a tutti i costi, condizione che ha creato lo stress cronico che porta ai disturbi d’ansia e, come detto, alle situazioni di panico».

E i giovani, come si pongono nei confronti dell’ansia? Ne sono colpiti anche loro? «I giovani sono molto soggetti agli stati d’ansia. Per loro le cause sono differenti. La prima è la cattiva gestione del sonno, il fatto di andare a dormire molto tardi. Perché il sonno profondo, quello che risolve lo stress del giorno prima, si produce nelle prime ore della notte, entro le 2. Andare a letto più tardi, come fanno molti ragazzi e ragazze in maniera frequente, contribuisce a produrre ansia.

La seconda causa d’ansia è l’abuso di fumo, alcol e altre sostanze in grado di creare tutta una serie di disturbi di panico». Quando l’ansia diviene una vera e propria patologia cronica? «Quando la sua presenza inficia la qualità della vita in maniera importante, per cui non si riesce ad apprezzare niente, ci si preoccupa oltre ogni limite della propria salute fisica, non si riescono a volgere le attività quotidiane perché la preoccupazione sempre presente e assillante abbatte il livello di prestazione.

Quando la qualità di vita e quello che si sa fare comincia a diminuire, sia quantitativamente sia qualitativamente, allora è il caso di ricorrere alle cure di uno specialista». Come si può curare l’ansia? «Bisogna anzitutto riuscire a comprendere i campanelli d’allarme che possono denunciare una situazione di ansia. I disturbi legati a questa patologia colpiscono un po’ tutto il corpo. Tra i segnali più evidenti ci sono quelli legati all’alimentazione: si comincia a mangiare troppo o male, o al contrario si tende a mangiare troppo poco.

Poi ci sono i disturbi della pressione e altri tipi di problemi: ci si stanca prima, non si ha voglia di fare le cose… In presenza di queste condizioni è bene rivolgersi al proprio medico di base, perché valuti prima di tutto se c’è un disturbo e nel caso ci sia, ne quantifichi la portata. Se ritiene di poter intervenire direttamente lui, il medico di base stabilisce cure farmacologiche e offre consigli al paziente sul modo di vivere, sull’alimentazione, sul ritmo sonno-veglia.

Se invece verifica che il caso è al di sopra delle sue possibilità consiglia al paziente di rivolgersi a uno specialista che fisserà, a seconda della situazione specifica, la condotta di cura da seguire. Se cioè, sarà sufficiente un trattamento di tipo farmacologico o se sarà necessaria anche una cura di psicoterapia. Nei casi più importanti, l’associazione tra cura medica e psicoterapia è ormai l’indicazione principale.

In ogni caso, però, anche lo specialista provvede a fornire al paziente preziosi suggerimenti per modificare il proprio stile di vita e renderlo più consono alle sue possibilità e capacità». Dall’ansia si può guarire? O la si può solamente contenere? «Sì, dall’ansia si può guarire completamente e definitivamente. Oggi più che mai, grazie all’avvento di tutta una serie di nuovi presidi farmacologici e di una maggiore conoscenza dei disturbi.

Abbiamo a disposizione molti più strumenti di cura rispetto al passato, come ad esempio tutto ciò che riguarda la cosiddetta psico-educazione, attraverso cui spieghiamo al paziente che cosa gli sta succedendo e che cosa può fare direttamente lui per aiutare il medico a contrastare i suoi disturbi».

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