
Abbuffate: cosa sono, come riconoscerle e come affrontarle
LEGGI ARTICOLOLe abbuffate rappresentano un comportamento alimentare disfunzionale che può manifestarsi sia in forma occasionale che compulsiva, compromettendo il benessere fisico e psicologico della persona.
Il dott. Fabio Conti, medico psichiatra e responsabile clinico Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione presso Villa Sant’Alessandro a Roma, ci spiega cosa si intende per abbuffata, come riconoscerla e quali strategie adottare per affrontarla efficacemente.
Che cosa si intende per abbuffata
Il disturbo da alimentazione incontrollata (in inglese Binge Eating Disorder – BED) è una condizione psicologica caratterizzata da episodi ricorrenti in cui la persona consuma grandi quantità di cibo in un breve lasso di tempo (meno di due ore), sperimentando una sensazione di perdita di controllo.
Questa condizione va oltre il semplice “mangiare troppo”: si tratta di un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare, che può compromettere seriamente la salute fisica e [1].
Secondo gli esperti, il termine abbuffata con queste caratteristiche si applica principalmente a due quadri clinici:
- La bulimia nervosa, quando l’abbuffata è seguita da condotte compensatorie (come vomito autoindotto, uso di lassativi, digiuno o esercizio fisico intenso). In questo caso l’abbuffata produce un comportamento disfunzionale volto a compensare l’assunzione di cibo.
- Il disturbo da alimentazione incontrollata (BED), in cui gli episodi non sono seguiti da alcuna forma di compenso, e che nel tempo può portare a sovrappeso e obesità.
Entrambe queste forme sono considerate abbuffate oggettive, poiché comportano l’assunzione di una quantità di cibo significativamente superiore alla norma, accompagnata da una chiara perdita di controllo.
Esiste però una terza modalità, definita abbuffata soggettiva, più tipica di alcune forme di anoressia nervosa con comportamenti compensatori (anoressia purging). In questi casi, anche l’ingestione di quantità ridotte di cibo (per esempio 6 o 7 biscotti) può essere vissuta dalla persona come un’abbuffata, generando un senso di colpa tale da innescare il vomito autoindotto o altri mezzi compensatori.
Questa forma è particolarmente grave perché unisce i danni fisici della restrizione alimentare a quelli provocati dal vomito, mettendo seriamente in pericolo la salute, e talvolta persino la vita, di chi ne soffre.
Differenza tra abbuffata occasionale e abbuffata compulsiva
Mangiare in modo eccessivo in alcune occasioni (come durante una festa o un momento di stress) è un comportamento che può capitare a chiunque. Tuttavia, quando gli episodi diventano frequenti e associati a disagio emotivo, si parla di abbuffate compulsive.
Secondo il DSM-5, per parlare di abbuffata compulsiva devono verificarsi alcuni criteri:
- Episodi almeno una volta a settimana per 3 mesi consecutivi
- Presenza di almeno 3 tra i seguenti sintomi:
- Mangiare molto rapidamente
- Mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni
- Consumare cibo senza avere fame fisica
- Mangiare da soli per vergogna
- Provare disgusto, senso di colpa o depressione dopo l’episodio [2].
Le cause principali delle abbuffate
Le cause esatte del disturbo non sono ancora del tutto comprese, ma si ritiene che fattori psicologici, genetici e ambientali giochino un ruolo chiave. Il disturbo da alimentazione incontrollata spesso si manifesta come risposta a emozioni negative o difficoltà nella gestione dello stress.
I fattori di rischio comuni sono:
- bassa autostima
- depressione e ansia
- stress, rabbia, noia o solitudine
- insoddisfazione corporea
- aver vissuto esperienze traumatiche
- storie familiari di disturbi alimentari
- dietre restrittive o squilibrate
- alterazione nei livelli ormonali o nella regolazione cerebrale dell’appetito.
Il disturbo può variare in gravità da lieve (1-3 episodi a settimana) a grave (>14 episodi), con impatti significativi sulla qualità della vita [3].
Possibili legami con i disturbi alimentari
Mangiare in eccesso una volta ogni tanto non è sufficiente per parlare di BED. Quando le abbuffate diventano ricorrenti e compromettono il benessere, è importante consultare il medico o un professionista della salute mentale per ricevere una diagnosi e un trattamento adeguato [4].
Come riconoscere i sintomi delle abbuffate
Il sintomo principale è la presenza di episodi frequenti in cui la persona sente di perdere il controllo sul proprio comportamento alimentare. Durante un’abbuffata si ingeriscono quantità di cibo significativamente superiori rispetto alla norma, spesso senza riuscire a fermarsi [5].
Sintomi fisici
Il disturbo può manifestarsi con sintomi gastrointestinali (come disfagia, reflusso acido, gonfiore, dolore addominale, diarrea, stitichezza e urgenza del tratto gastrointestinale inferiore); problemi respiratori e muscoloscheletrici. Inoltre, i pazienti con BED, in particolare a causa dell'obesità e dell'aumentato rischio di diabete di tipo 2, presentano molteplici fattori di rischio per il cancro. Altri problemi includono l'incontinenza urinaria e la sindrome dell'ovaio policistico [6].
Sintomi emotivi e comportamentali
L'abbuffata è spesso vissuta con angoscia, senso di colpa e vergogna. Tuttavia, a differenza della bulimia nervosa, gli episodi non sono sempre seguiti da condotte compensatorie volte a prevenire l'aumento di peso (come vomito autoindotto, uso di lassativi o clisteri o esercizio fisico intenso) [7].
Come controllare e prevenire le abbuffate
Strategie efficaci per controllare le abbuffate possono includere:
- Monitorare le abitudini alimentari tramite diario o app
- Limitare il monitoraggio del peso per evitare di preoccuparsi del numero
- Identificare e monitorare i fattori scatenanti, come cambiamenti nel comportamento alimentare, uso di sostanze e sintomi dell'umore o dell'ansia
- Stabilire pasti regolari ed evitare lunghi digiuni
- Rivolgersi a specialisti in psicologia o nutrizione [8].
Il percorso terapeutico personalizzato
Presso Villa Sant’Alessandro, ogni progetto terapeutico è costruito su misura, tenendo conto dei bisogni, delle aspettative e del contesto di vita del paziente. Il nostro approccio mira a garantire la sostenibilità nel lungo periodo, consapevoli che il percorso verso la guarigione può richiedere tempo e continuità. In base alla valutazione clinica iniziale, i pazienti vengono indirizzati verso il programma di cura più adatto alle proprie esigenze personali e cliniche.
L’équipe multidisciplinare della struttura
Le équipe di Villa Sant’Alessandro operano con un metodo integrato e transdisciplinare, fondamentale per affrontare in modo efficace i disturbi alimentari. Il team è composto da specialisti in scienza dell’alimentazione, psichiatri, biologi nutrizionisti e psicologi psicoterapeuti. In base alle necessità specifiche del paziente, il trattamento può essere arricchito dalla presenza di ulteriori figure professionali come il fisioterapista e il tecnico della riabilitazione psichiatrica.
Il supporto specialistico a Villa Sant’Alessandro
A Villa Sant’Alessandro, il trattamento dei disturbi alimentari si basa su un progetto riabilitativo completo, orientato al benessere psicologico, fisiologico e nutrizionale della persona. L’approccio interdisciplinare coinvolge professionisti qualificati: medico specialista in scienze dell’alimentazione, psichiatra, biologo nutrizionista, psicologo psicoterapeuta, fisioterapista e tecnico della riabilitazione psichiatrica. Inoltre, quando necessario, sono disponibili consulenze con neuropsichiatra infantile, neurologo, endocrinologo, immunologo e specialista delle relazioni sociali.
I percorsi terapeutici sono attivati in base alla valutazione iniziale e possono svolgersi:
- In regime residenziale in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN)
- In regime residenziale privato
- In regime ambulatoriale (con visite specialistiche individuali)
Quando chiedere aiuto e a chi rivolgersi
È importante chiedere aiuto quando si manifestano sintomi fisici come un’alimentazione irregolare, variazioni di peso significative (non riconducibili alle normali oscillazioni), comportamenti disfunzionali come il vomito autoindotto, l’abuso di lassativi e/o diuretici o l’attività fisica eccessiva.
Anche la presenza di sintomi psicologici – pensieri ossessivi sul peso e sulla forma fisica, alterazioni dell’umore, ansia e disturbi del sonno – rappresenta un segnale di allarme.
Non bisogna avere paura o vergognarsi di chiedere aiuto: il primo passo è affidarsi a centri specializzati, con equipe multidisciplinari preparate ad affrontare il disturbo da ogni punto di vista.
Il ruolo dello specialista
Affrontare i disturbi dell’alimentazione richiede un approccio integrato. Lo specialista lavora all’interno di un’équipe multidisciplinare per costruire un percorso di cura personalizzato, capace di intervenire sui diversi aspetti del problema: psicologico, sociale, medico e nutrizionale. Solo una presa in carico globale consente di accompagnare efficacemente la persona verso il recupero.
I benefici di un intervento precoce
Intervenire precocemente è fondamentale per aumentare le possibilità di guarigione.
Essendo un disturbo che tocca profondamente l’identità della persona, il protrarsi della malattia può provocare danni importanti, sia a livello psicologico sia fisico. Un intervento tempestivo riduce il rischio di cronicizzazione e limita le conseguenze negative sul corpo e sui principali apparati vitali.
Per avere maggiori informazioni è possibile inviare una mail a villasantalessandro@kosgroup.com
[1] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK551700/
[2] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK338301/table/introduction.t1/
[3] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK551700/
[5] https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC9793802/
[6] https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC9793802/
Argomenti correlati
Vai a news & mediaGiornata Internazionale dell’infermiere
Il 12 maggio di ogni anno, in tutto il mondo si celebra la Giornata Internazionale dell’Infermiere, in omaggio a Florence Nightingale, pioniera della moderna assistenza infermieristica. Durante la guerra di Crimea rivoluzionò l'organizzazione ospedaliera, riducendo drasticamente la mortalità grazie a nuovi standard di igiene e cura. Nel 1860 fondò a Londra la prima scuola di formazione per infermieri, dando dignità e struttura a una professione che oggi resta fondamentale.
12 maggio - Giornata Mondiale della fibromialgia
In Italia, si stima che circa 2 milioni di persone convivano con la fibromialgia, una malattia reumatica molto diffusa. Questa patologia, infatti, rappresenta il 12-20% delle diagnosi ambulatoriali in ambito reumatologico e si colloca tra il secondo e il terzo posto per frequenza tra le malattie reumatologiche.
Open Day Osteopatia e Fisioterapia
Centro Medico Riabilitativo di Cinisello | Sabato 24 maggio 2025, dalle 10.00 alle 13.00. Una mattinata dedicata al benessere e alla prevenzione!